Ti do una zampa-Intervista di Chiara Minutillo

 

Recentemente, ho avuto il piacere di leggere “Ti do una zampa”, secondo romanzo dell’autrice Giulianna D’Annunzio, edito da Spunto edizioni. 

“Ti do una zampa” è un romanzo di forte impatto. Protagonisti indiscussi sono Shorty e Duke, rispettivamente un gatto e un cane, tuttavia le vicende umane raccontate sono vivide e, purtroppo, più che mai attuali al punto che, in alcuni casi, ci si può rispecchiare.

Vista l’importanza di alcuni dei temi trattati, oggi Giulianna è venuta a trovarci nel salotto di Cultura al femminile per parlare del suo ultimo lavoro.

Buongiorno Giulianna. So che il tuo primo libro, Il Gentilcane, trae spunto dalla vita di Pedro, che è stato un tuo fedele compagno a quattro zampe. Anche in questo nuovo romanzo, i veri protagonisti sono un cane e un gatto. Come definiresti il tuo rapporto con gli animali e la natura?

Definirei questo rapporto un completamento. Da che ricordi, nella mia famiglia ci sono sempre stati piccoli animali, ma il grande desiderio di avere un cane si è avverato a soli diciotto anni. Da allora non sono mai mancati i quattro zampe. Cani, gatti e ora anche un coniglio nano. Non credo che riuscirei a fare a meno di queste presenze, ormai, perché sono parte integrante del mio essere. Non è una dipendenza, ma appunto, un completamento. Ognuno di loro è un mondo da scoprire, ognuno di loro lascia un vuoto incolmabile quando se ne va…e un’impronta indelebile nella nostra memoria ma ancora di più nel nostro cuore. La natura è per me un elemento che restituisce energie, è fonte di pensieri sereni e schiarisce quelli confusi.

Gli animali superano le barriere.

Gli animali imparano la convivenza pacifica.

Gli animali non parlano eppure dicono.

Gli animali ascoltano, capiscono, insegnano, donano e si donano. Diana si voltò a guardare la nuova, sorprendente Lidia.

Gli animali possono cambiare in meglio le persone.

Fino a che punto pensi che queste affermazioni siano semplice verità, piuttosto che “credenze da animalisti”?

Sono convinta di tutte le affermazioni citate. Gli animali, a differenza di noi, non conoscono pregiudizio, non badano alle apparenze, non sanno cosa sia il rancore e hanno molte altre qualità che chi vive con loro ben conosce. Hanno molto da dare ma dall’altra parte ci deve essere qualcuno pronto ad osservarli, a cogliere e accogliere i loro segnali. Ad esempio, quando chiedono carezze lo fanno per rinforzare il nostro rapporto, per condividere le nostre gioie o per farci stare meglio, perché percepiscono i nostri stati d’animo positivi o negativi. Spesso dovremmo liberare la mente dai “fagotti umani” e affidarci a loro. Gli animali possono certamente cambiare in meglio le persone ma solo se queste lo desiderano, perché non si può aiutare chi non vuole aiuto.

Il tuo romanzo tratta temi molto importanti e più attuali che mai. Uno su tutti, il bullismo. Ho trovato interessante la doppia analisi di questo fenomeno: parli sia della vittima che del bullo di turno. Nel tuo romanzo i genitori di entrambi, assieme ai professori, collaborano per risolvere il problema. Quanto credi sia importante instaurare un rapporto di collaborazione e di comprensione non solo della vittima ma anche di chi si nasconde dietro comportamenti o modi di parlare violenti?

Il bullismo è un argomento delicato e spinoso. Esso è frutto, se lo si subisce e causa, se lo si attua, di profondo disagio. In contesti scolastici viene raccomandato alle famiglie di denunciare eventuali episodi al fine di intervenire. Raccomandazione superflua se si considera che qualunque genitore si rivolgerebbe alla scuola, prima di tutto per capire come possano avvenire episodi simili in un contesto protetto. Una volta allertati, gli insegnanti monitorano il soggetto per coglierlo in flagrante, poiché non possono intervenire sulla “sola” parola della vittima. Il rischio è che la vicenda venga sminuita se il bullo in questione è abbastanza furbo da non farsi sorprendere. Ancor peggio se, una volta avvisata, la sua famiglia finge di non vedere o addirittura sotto sotto giustifica e alimenta tali comportamenti. La collaborazione è alla base di tutto, ma prima ancora deve esserci la capacità obiettiva da parte di tutti, insegnanti, amici, familiari, di riconoscere comportamenti a rischio e tamponarli prima che sia troppo tardi.

Oltre al bullismo, “Ti do una zampa” parla anche di insoddisfazioni personali, della perdita di una persona cara e di altre problematiche. Per tutto il romanzo, quindi, fai riferimento alla Pet therapy. È stato dimostrato che questa è un’ottima terapia, ad esempio, nella riabilitazione dei pazienti affetti dalle malattie più disparate. Da cosa è nata l’idea di scrivere un romanzo su questa particolare forma di terapia ancora poco usata?

Inizialmente l’idea era quella di un romanzo che girasse intorno al concetto secondo il quale gli animali ci danno, anche con la semplice presenza, una chiave di lettura della vita che ci aiuta a stare meglio. Quando si scrive, i personaggi e le storie prendono forma e direzione e noi li assecondiamo. Così Diana mi ha portata a conoscere meglio la pet therapy ed è stato un argomento interessante da approfondire. Mi auguro che prenda sempre più piede perché è una pratica dai notevoli benefici e merita di essere maggiormente conosciuta e riconosciuta.

Un’ultima domanda: uno dei tuoi personaggi viene definito “poco incline a un rapporto con gli animali”, mentre tutti gli altri sanno esattamente come trattare gli amici a quattro zampe. Quanto credi sia fondamentale un’educazione di questo tipo per trarre il massimo beneficio dal rapporto con i nostri pelosi?

È indispensabile essere inclini al rapporto con gli animali per trarne beneficio. Una persona che non ha mai avuto nessun genere di interesse nei loro confronti o che li evita o disprezza, non può ricevere la loro energia positiva. Niente di diverso dai rapporti con le persone. Gli altri sono il nostro riflesso: vediamo in loro i nostri difetti e ci disturbano, per cui alziamo i muri. Allora non diamo più ma neanche riceviamo. Abbassare le barriere per mostrare il lato migliore di noi. Gli animali percepiscono il cambiamento e sono ben contenti di offrirci la loro visione della vita.